L'artrite reumatoide è una patologia infiammatoria autoimmune e degenerativa. Attraverso una serie di reazioni immunitarie rivolte verso componenti fisiologici propri dell'organismo stesso, si verifica la produzione di sostanze che determinano un vero e proprio stato infiammatorio. Cronicizzando e coinvolgendo in particolare i tessuti osteo-articolari, tale condizione conduce alla degenerazione progressiva dei distretti colpiti.
Analogamente alla maggior parte delle malattie autoimmuni, ancora non è chiaro l'esatto meccanismo patogenetico dell'artrite reumatoide mentre è fin troppo chiaro come il forte dolore sia il principale sintomo che essa comporta.
La terapia farmacologica mira quindi a rivestire due ambiti: da un lato, attenuare il dolore causato dall'infiammazione; dall'altro, rallentare la progressiva degenerazione dei tessuti.
Trovano quindi indicazione alcuni antiinfiammatori non steroidei, cortisonici e analgesici ma anche molecole in grado di interrompere, in qualche modo, la reazione autoimmune. Fra questi ultimi medicinali, che includono molecole quali metotrexato, ciclosporina e leflunomide, si annoverano alcuni anticorpi monoclonali. Si tratta di recenti farmaci biologici rivelatisi efficaci nel contrastare la liberazione di alcune sostanze responsabili del processo infiammatorio: l'adalimumab, l'abatacept, l'infliximab e l'etanercept ne sono esempi.
Per la loro stessa natura e per il loro costo molto elevato sono farmaci a uso ospedaliero, riservati a quei pazienti che non rispondono alle terapie farmacologiche convenzionali. In Italia, in particolare, sono utilizzati negli ospedali scelti per il "Progetto Antares" sulla sperimentazione dei farmaci, progetto terminato nell'anno 2004.
Pur non essendo medicinali gestiti dalle farmacie aperte al pubblico, il Movimento Spontaneo Farmacisti Italiani ha recentemente iniziato un'attività di monitoraggio sull'erogazione dei farmaci biologici destinati alla terapia dell'artrite reumatoide, al fine di vigilare affinchè i pazienti in trattamento non debbano ritrovarsi all'improvviso senza le quantità di farmaci necessarie a proseguire la propria terapia.