Caro Avogadro,
Il problema dell'obiezione di coscienza dei farmacisti è un problema di difficile soluzione.
Tanto quanto quella della classe medica che ha ritenuto di risolverlo lasciando liberi i propri associati, basta comunicare se si è obbiettori o no.
Strano tuttavia che vi sono dei medici che si dichiarano obiettori quando sono in forza presso strutture pubbliche e poi esercitano a pagamento ed in ambulatorio quelle stesse pratiche che si rifiutano di svolgere come "obiettori pubblici".
Al farmacista non è concesso dalla vigente legislazione, non credo sia corretto,anzi.
Eticamente e moralmente rispetto e stimo quel farmacista che si è fatto denunciare per essersi rifiutato di esitare un farmaco abortivo,nonostante in presenza di ricetta medica ed in presenza del medico prescrittore,guarda caso presidente di una associazione che spinge alla liberalizzazione delle pillole abortive.
Un caso mediatico quindi, dove si calpesta il rispetto altrui per il proprio interesse.
Sarebbe bastato spostarsi in un'altra farmacia, anche se il caso è accaduto di notte ricordo che a Roma vi sono circa 60 farmacie notturne aperte,e il farmacista avrebbe mantenuto fede alla sua convinzione morale.
Invece no, un gran kasino mediatico fazioso oltre che irriverente.
Stesso dicasi per le affermazioni del Papa, anche io sono fortemente laico, ma rispetto il diritto del Papa di esprimere il suo pensiero rivolto a coloro i quali in fede e coscienza ritengono di ascoltarlo.
Questa è la vera democrazia, non certo il voler chiudere la bocca a chi ha in ogni caso la responsabilità di guidare una comunità di persone che credono in quello che rappresenta.
Non dimentichiamo che il nostro paese ha una cultura plurimillenaria fondata su dei principi, a torto o ragione, anche di tipo religioso.
E' assurdo che oggi ci si preoccupa di garantire la libertà di pensiero di altre religioni che non appartengono alla nostra cultura, e che in alcuni casi vanno in contrapposizione a quelli che sono i più elementari diritti umani e poi contestiamo e rifiutiamo la cultura religiosa che ci appartiene, con tutti i pregi ed i difetti.
La nostra società sta volgendo nel diritto del non diritto?