Il ricorso ai farmaci di automedicazione al posto degli etici, per alcune patologie non complicate dell'apparato respiratorio e digerente, potrebbe far risparmiare al Servizio sanitario nazionale (Ssn) 9 milioni di euro. Ma serve sempre il consiglio del farmacista
Uno "shift" oculato da etici a Otc renderebbe più efficiente l'uso delle risorse pubbliche e avrebbe costi limitati per i pazienti, che i medicinali da banco li devono pagare di tasca propria. E' quanto emerge da uno studio realizzato dal Cergas Bocconi in collaborazione con la Società italiana di medicina generale (Simg), presentato ieri a Roma in occasione di un incontro organizzato dall'Associazione nazionale dell'industria farmaceutica dell'automedicazione (Anifa). "Se si analizzano condizioni frequentissime come il raffreddore e i disturbi gastrointestinali lievi - ha spiegato Claudio Jommi dell'Osservatorio farmaci del Cergas - si ricava il quadro di un'Italia caratterizzata da importanti variabilità prescrittive a seconda del territorio: c'è una prevalenza dell'utilizzo di prodotti rimborsabili nelle aree più svantaggiate e, viceversa, di medicinali non coperti dal Ssn nelle zone più ricche. Il principale risultato dell'indagine ha evidenziato che un differente comportamento prescrittivo, nel senso di un ricorso più appropriato ai diversi farmaci disponibili per classi di rimborsabilità, produrrebbe per il Ssn una riduzione dei costi che, in via prudenziale, può essere stimato in 9 milioni di euro, con un aumento dei costi per il paziente di 7 milioni". Lo studio mostra che il costo a carico del paziente rimane inferiore all'aggravio di spesa a carico del Ssn in parte perché l'eventuale riduzione del consumo di farmaci rimborsabili non si traduce necessariamente in un pari incremento di quello di non rimborsabili, e in parte perché i farmaci senza obbligo di ricetta hanno un prezzo inferiore a quelli con prescrizione.
All'incontro ha partecipato anche il presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti, Andrea Mandelli. Mandelli ha detto di condividere l'utilità di un più vasto ricorso all'automedicazione, ma ha ribadito l'importanza, nella pratica dell'automedicazione, del ruolo della farmacia, il presidio più facilmente accessibile per chiunque, e del farmacista come guida del cittadino. "Il farmacista - ha spiegato Mandelli - è un consigliere prezioso, soprattutto oggi che i media sovraccaricano le persone di informazioni, e quindi un filtro è diventato indispensabile. Quando le scelte - ha continuato Mandelli - riguardano la salute propria o dei propri cari, l'assistenza professionale di medici e farmacisti è indispensabile, anche di fronte all'aumentata informazione in materia dei cittadini. Bisogna ricordare - ha concluso Mandelli - che il farmaco non è un bene di consumo e questa definizione deve bastare da sola a separare il campo delle scelte attuate sulla base dei "consigli per gli acquisti" da quelle che riguardano la propria salute. Per questo la cura di patologie non complicate con farmaci di automedicazione resta una via praticabile, ma è indispensabile l'intercessione del farmacista".
Fonte: Farmacista33, 11 novembre 2009