Un articolo pubblicato di recente su Journal of the American College of Cardiology sottolinea l'importanza di un ruolo più attivo dei medici nell'acquisire informazioni sull'eventuale assunzione di prodotti erboristici da parte dei propri pazienti al fine di informare gli stessi delle possibili interazioni tra farmaci e prodotti erboristici. Molti di questi prodotti, infatti, possono influire sugli effetti di farmaci cardiovascolari, potenziandoli o inibendoli. Nella ricerca, effettuata su Pubmed e Medline e relativa agli anni 1996 - 2008, Ara Tachjian (Mayo Clinic, Rochester, MN) e colleghi hanno evidenziato il fatto che più di 15 milioni di persone negli Stati Uniti ricorrono a rimedi erboristici e/o vitamine in dosaggi che possono determinare interazioni con i farmaci utilizzati per il trattamento delle malattie cardiovascolari (antiaritmici, antipertensivi, anticoagulanti ecc.), incrementandone o diminuendone gli effetti. Questo lavoro sottolinea anche l'aumento dell'uso di prodotti erboristici e di altre terapie "alternative". Negli Stati Uniti le visite a medici che somministrano terapie complementari o alternative "supera di molto" quelle a medici che somministrano terapie farmacologiche raggiungendo oltre $34 miliardi di spesa, che peraltro non sono rimborsabili. A incrementare questo trend sono molti fattori: obesità, ansietà, depressione, dolori, un "generale desiderio" di un migliore stato di salute e di prevenire le condizioni patologiche e infine la diffusa convinzione che le terapie complementari e alternative siano più sicure dei farmaci. Nello studio si ribadisce inoltre che alcuni dei più comuni rimedi erboristici, tra cui iperico, ginseng, ginkgo biloba, aglio, succo di pompelmo, biancospino, serenoa repens, danshen, echinacea, stephania tetrandra, aconito, yohimbina, liquirizia e cimicifuga racemosa interagiscono con i farmaci cardiovascolari. Viene ancora una volta sottolineato che il succo di pompelmo può inibire alcuni enzimi epatici aumentando le concentrazioni ematiche di alcuni farmaci come le statine o immunosoppressori. L'iperico invece è in grado di aumentare l'attività enzimatica, indebolendo gli effetti di farmaci come quelli che controllano il ritmo cardiaco e i medicinali per i trapianti. Gli autori riferiscono che sono presenti report di rigetti di trapianto d'organo a causa della perdita di efficacia della terapia immunosoppressiva. Infine gli autori sottolineano il fatto che, pur essendo i prodotti a base di erbe potenzialmente utili in diverse condizioni, per molti di essi mancano ancora prove di efficacia e sicurezza, controllo di qualità, leggi che ne regolino la commercializzazione e la promozione, e sperano che l'aumentata consapevolezza delle potenziali interazioni tra farmaci e prodotti erboristici possa motivare le autorità regolatorie a disciplinare tali prodotti.
J Am Coll Cardiol. 2010 Feb 9;55(6):515-25.
Fonte: Fitoterapia33, 20 aprile 2010