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 Integratori "non proprio" vegetali

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Integratori "non proprio" vegetali Empty
MessaggioTitolo: Integratori "non proprio" vegetali   Integratori "non proprio" vegetali EmptyDom Nov 21, 2010 1:38 pm

Nella corrente letteratura scientifica internazionale esiste una forte preoccupazione per la qualità e per la sicurezza di alcuni prodotti erboristici e integratori. I rischi associati vanno dalle contaminazioni con sostanze tossiche, alla presenza celata di erbe proibite, fino alla franca sofisticazione con sostanze farmacologicamente attive non dichiarate. Talvolta inoltre i prodotti sono messi in commercio con etichette non chiare, incomplete o francamente false. La presenza di contaminanti dovuta a falle nei controlli di qualità del processo produttivo è un rischio ben noto e frequentemente riportato in letteratura, specialmente per prodotti fabbricati nell'Asia meridionale e orientale. Tale problematica è fortunatamente meno presente nel nostro paese, tranne ovviamente che nel caso dei prodotti di importazione diretta, o di quelli conservati in ambienti non adeguati. Quello che invece si sta verificando con frequenza sempre maggiore anche da noi, è la presenza sul mercato di prodotti (spesso, ma non esclusivamente, di importazione orientale), adulterati da sostanze di sintesi farmacologicamente attive o addizionati di piante non ammesse. Il centro di Farmacovigilanza, Farmacoepidemiologia e Fitovigilanza dell'Università di Firenze, in collaborazione col Centro di Medicina Naturale dell'Ospedale di Empoli, si occupa di valutare dal punto di vista scientifico, laboratoristico e clinico le segnalazioni di reazione avversa a fitoterapici ed integratori, ha avuto modo negli ultimi anni di approfondire diverse di queste situazioni. Tra queste segnaliamo il caso avvenuto nel 2008 e relativo a un prodotto a base di Tanacetum parthenium, Vitex Agnus castus e Harpagophytum procumbens proposto sul mercato per il trattamento di cefalea, dismenorrea e dolori osteoarticolari. Sebbene per tutte le tre piante vi fossero in letteratura prove di efficacia più o meno solide per tali indicazioni, il contenuto in principi attivi dichiarato dal produttore appariva troppo basso per giustificare gli effetti terapeutici riportati da numerosi pazienti, e confermati anche in forum su internet. A seguito di una valutazione eseguita presso il Centro di Spettrometria di Massa dell'Università di Firenze, è stata rilevata nel prodotto una significativa presenza di nimesulide, in dosi farmacologicamente attive. Oltre al settore della terapia del dolore, anche quello del trattamento della disfunzione erettile si mostra particolarmente a rischio. I casi in letteratura di presenza di inibitori sintetici delle fosfodiesterasi all'interno di prodotti dichiarati "naturali" sono infatti numerosi ed anche al nostro centro è capitato di doverne analizzare alcuni a seguito di segnalazioni di efficacia particolarmente marcata o di effetti collaterali cardiovascolari. In particolare citiamo i casi recenti di due integratori ispirati alla tradizione medica cinese, prodotti in Cina, ma importati e distribuiti da ditte italiane: il primo a base di gheriglio di noce (Juglans Regia) e il secondo a base di caffè solubile addizionato di diverse erbe "tonificanti" quali Tribolo, Rodiola, Ginseng e Cannella. In entrambi i casi è stata riscontrata la presenza di derivati del sildenafil, presumibilmente responsabili sia degli effetti positivi sull'erezione, sia degli effetti collaterali (cefalea, vampate, lipotimia) riferiti da alcuni pazienti dopo l'assunzione di questi prodotti. Segnaliamo a latere che il problema della contaminazione con farmaci di prodotti dichiarati "naturali" è stato anche alla base della recente squalifica per doping del calciatore della Fiorentina Adrian Mutu, il quale ha assunto delle capsule vegetali lassative di importazione rumena, ma prodotte in Cina, contaminate a sua insaputa con sibutramina, farmaco da sempre proibito nell'attività sportiva e recentemente ritirato anche dall'uso clinico per gravi effetti collaterali. Un ultimo esempio relativo stavolta alla problematica del controllo di qualità, è quello recentemente verificatosi con un integratore a base di olio di fegato di merluzzo, arricchito con vitamine liposolubili, in particolare vitamina D. A seguito della segnalazione di tre casi di insufficienza renale causata da ipercalcemia ed ipervitaminosi D, abbiamo avuto modo di analizzare diversi lotti del prodotto. Nel lotto da cui provenivano i campioni assunti dai tre soggetti intossicati, la Vitamina D è risultata concentrata oltre 800 volte di più di quanto riportato in etichetta, rendendo evidente il meccanismo di tossicità per grave sovradosaggio in soggetti che lo avevano assunto per molti mesi consecutivi. Negli altri lotti esaminati, tuttavia, la concentrazione di vitamina D è risultata compatibile con quanto dichiarato dal produttore, se non addirittura molto inferiore, mettendo chiaramente in luce un problema di controllo di qualità all'interno della filiera produttiva, piuttosto che di deliberata sofisticazione. È auspicabile che l'incidenza di reazioni avverse associate all'uso improprio di prodotti fitoterapici e la consapevolezza delle potenziali interazioni di tali prodotti con i farmaci di sintesi possano indurre le autorità competenti a disciplinare ulteriormente la loro commercializzazione al fine di proteggere la salute dei pazienti e le loro finanze. Allo stato attuale, si ribadisce ancor più il concetto che l'assunzione di rimedi di origine vegetale (in particolare quando derivino da farmacopee tradizionali, come quella Ayurvedica o quella Cinese) non dovrebbe mai essere lasciata all'automedicazione, bensì condotta sotto la guida di un medico esperto, il quale sarà anche in grado di affidarsi a prodotti e ditte di comprovata serietà, riducendo al minimo i rischi di tossicità per il paziente.

Eugenia Gallo, Alfredo Vannacci
Unità di Farmacovigilanza, Farmacoepidemiologia e Fitovigilanza dell'Università degli Studi di Firenze


Fonte: Fitoterapia33, 17 novembre 2010
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