Uno dei primi servizi, e per molti aspetti il più semplice, tra quelli offerti dalla farmacie è la misurazione della pressione arteriosa.
Oggetto anche di qualche scetticismo (per esempio sul fatto che la misurazione così condotta sia influenzata dal contesto), questo servizio viene oggi giudicato molto positivamente da una ricerca canadese pubblicata sugli Archives of Internal Medicine, una delle riviste dell'American Medical Association. Lo studio valutava gli effetti di un programma di monitoraggio dell'ipertensione affidato ai farmacisti di comunità con l'ausilio di personale infermieristico. Obiettivo dello studio è una popolazione a rischio cardiovascolare elevato, quella dei soggetti affetti da diabete mellito che, scrivono gli autori, presentano spesso un cattivo controllo dell'ipertensione, mentre sono facilmente identificabili e controllabili da parte del farmacista. L'intervento ha coinvolto 14 farmacie dell'area di Edmonton e prevedeva che al paziente, dopo la misurazione della pressione, venisse consegnata una tesserina con i valori rilevati, materiale educativo sulla riduzione del rischio cardiovascolare e anche un documento dedicato alle linee guida per la gestione dell'ipertensione, a firma di un medico di riferimento locale, che il paziente avrebbe dovuto consegnare al proprio medico curante. Questa azione è stata rivolta a tutti i pazienti per i quali erano stati rilevati valori anomali, solo che una metà è stata semplicemente rinviata al proprio medico, mentre l'altra aveva ricevuto l'invito a recarsi nuovamente in farmacia per altri quattro controlli nell'arco di sei mesi. In totale le persone che hanno partecipato sono state 227 e l'analisi dei dati ha mostrato che la riduzione della pressione era significativamente maggiore in coloro che erano stati seguiti anche dal team della farmaci, in media il valore della pressione sistolica, nell'arco di sei mesi, era più basso di 5,6 mmHg rispetto al gruppo seguito in modo tradizionale. In particolare, l'effetto dell'azione del farmacista era più evidente proprio nei pazienti con ipertensione più grave (sistolica superiore a 160 mmHg) nei quali in media il valore si riduceva di 21 mmHg in più rispetto al gruppo di controllo. Per gli autori dello studio questa è una conferma dell'utilità di impiegare tutte le professionalità sanitarie sul territorio, non solo per migliorare l'adesione del paziente alla terapia prescritta dal medico, ma anche per ridurre l'impatto delle malattie croniche sulle strutture sanitarie. (McLean DL et al. A Randomized Trial of the Effect of Community Pharmacist and Nurse Care on Improving Blood Pressure Management in Patients With Diabetes Mellitus Arch Intern Med. 2008;168(21):2355-2361).
Fonte: Farmacista33, 12-01-2009